1973 - 1979 GLI ALBORI

I primissimi deltaplanisti italiani, capitanati da Alfio Caronti, iniziano le attività sul lago di Como trainati da un motoscafo, ma in breve il virus si propaga a macchia d’olio in tutto l’arco alpino e arriva ovviamente anche sul Grappa. 

Il monte sacro alla Patria del resto è già stato sfruttato per un “volo libero” addirittura nel primo dopoguerra!!!

Correva l’anno 1933 quando Aldo Bellò, originario di Solagna, decollava con un aliante lanciato da un elastico in zona cima Grappa. 


40 anni dopo la tecnologia ha finalmente reso più “semplice” volare. 

Il primo ad approfittarne, in zona, è stato Gaetano Gioppo che all’inizio volava prevalentemente dalla “Barricata”, sul Costo di Asiago. Poco dopo lo seguono per le vie dell’aere Norberto Savio, Gianni Menegotto e Flavio Ceccato mentre il primo a tornare in Grappa dopo Bellò è invece probabilmente Gigi Caron. 

Purtroppo date e luoghi in questa fase sono confusi


 Si volava dove e come si poteva, da autodidatti: compravi un delta e partivi. 

Menegotto per esempio aveva fatto i primi voli in montagna, con gli sci. Aveva attaccato al delta un imbrago da paracadutismo e nessuno gli aveva ovviamente detto niente circa l’altezza dell’attacco, così volava tranquillo con la barra davanti al naso, in piedi. Tutto bene finché non è andato dalle parti di Asiago a provare senza sci. C’era vento e non credeva di dover correre tanto, invece quando ha iniziato la corsa si è accorto che ci voleva più birra… purtroppo invece è inciampato. Il delta un po’ portava e questo gli ha evitato danni. Ha solo strisciato a pancia in giù sul fianco della collina… 300 metri di prato… concimato di fresco!! Dopo tre giorni di docce e tre notti a dormire in garage ha contattato Gioppo per farsi insegnare. È stato così che ha scoperto tra la altre cose che in atterraggio il delta andava stallato spingendo sui montanti. Prima si limitava a mollare tutto e aspettare il botto, oppure mirava una siepe. Non per niente è suo il record di montanti rotti: 4 in un solo volo (due in decollo e due dopo, in atterraggio). 240 mila lire dell’epoca. 


I primi delta avevano un naso molto chiuso, un tunnel enorme sulle ali e il problema del drappo: in caso di stallo buttavano giù il muso e buonanotte. È stato così che Ivano, per non rischiare lo stallo, è sceso talmente veloce da perdere le stecche in volo. Il suo “istruttore” dopo l’atterraggio gli ha detto “Bisogna che ri-voli subito” così hanno piegato un po’ di canalette da elettricista per rifare le stecche e prima di sera ha fatto il secondo volo. 

Certo questi delta primigenii avevano un grande vantaggio: atterravi anche sullo stretto, tipo orti e persino terrazze e davanzali…


Erano anni di prove ed esperimenti; definirli pionieristici è riduttivo. 

È stato come sbarcare su un pianeta sconosciuto e dover fondare da zero una società civile.

In quegli anni si sono visti delta biplano, delta con la carlinga, delta autocostruiti in casa (con relativa demolizione del portone del garage per farli uscire). È documentato anche il caso di un certo Magagnini che è “decollato” legato a centinaia di palloncini!!! Quando è stato sufficientemente in alto ha tagliato il vincolo ed ha iniziato la planata. 


Caratteristica di quegli anni era poi la carta topografica. Ma non per progettare voli di distanza, figurarsi. Serviva per calcolare altezze e distanze tra decollo e atterraggio… per essere sicuri di arrivarci!! L’efficienza di oggi? Molto al di là dei sogni. “Decollo Barricata. 4 minuti di volo. Ottimo veleggiamento” sta scritto nel primo libretto di voli di Gianni Menegotto. Poi arrivano le prime ali con un po’ di prestazioni. Già solo il fatto di stare in aria  più di tre minuti permette a più gente di vedere questi matti e il gruppo si allarga. Nasce il Delta Club Vicenza e uno o due anni dopo è la volta del D.C. Bassano che opera in zona fino alla morte del suo presidente, Walter Zulian, avvenuta in conseguenza di un mancato aggancio. È un duro colpo per i 5-6 piloti che facevano all’epoca base sul Grappa e per circa un anno l’attività è praticamente sospesa. 


Però la voglia di volare è grande e quella di condividere questa passione pure. È così che dalle ceneri del Delta club Bassano nel 1979 nasce il Volo Libero Montegrappa. Il club era presieduto agli esordi da Flavio Cavalli, un altro che ha avuto un battesimo del volo molto sui generis: preso il delta aveva appuntamento in decollo con “l’istruttore” ma quel giorno era proprio buona e l’istruttore aveva voglia di volare così, verso sera, dopo ore di inutile attesa, il nostro ha preso su ed è sceso… in volo, ovviamente. 


È all’incirca di quell’anno anche l’introduzione ufficiale in zona del concetto di “termica”. Prima tutto quello che non era placida planata era genericamente etichettato come “turbolenza” ed accuratamente evitato. È stato con l’arrivo di Silvio Negrizzolo che le cose sono cambiate: lui conosceva bene le ascendenze perchè proveniva dall’aliante (una volta ne ha “parcheggiato” sotto malga Foraoro…) e ha diffuso il “verbo” presso quella manica di scalmanati. Sono così iniziati i voli di cross, fonte inesauribile di avventure e aneddoti: Gigi Caron una volta atterra a Mussolente, col delta bianco, la barba bianca e la camicia bianca… “Ze rivà i angeli” gli dice una vecchietta vestita di nero uscita di casa con le mani giunte.. Più romantica l’avventura di Toni Rizzolo, che volava perchè aveva paura di volare… Dopo un breve cross atterra dalle parti di Caltrano e viene aiutato da una gentile ragazza che dopo diventerà sua moglie.